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Alcuni cenni storici su Piode

Piode in una cartolina postale degli inizi del '900
La Storia è piuttosto parca di notizie su Piode, così come lo è sull'intera area di quella che in epoca medievale fu chiamata la "Curia Superiore di Valsesia", che interessava il territorio da Varallo sino ad Alagna. Nessun fatto d'arme o avvenimento significativo hanno caratterizzato specificatamente Piode e dintorni, eccezion fatta per la vicenda di fra Dolcino e per qualche sporadico, seppur cruento, episodio verificatosi durante la Lotta di Liberazione 1943-45 (ved.pagina).
Lo stesso Federico Tonetti, insuperato autore di un pregevole testo su la "Storia della Vallesesia e dell'Alto Novarese"
(ed. Corradini, Borgosesia, 1875-1880, alla quale si rimanda per eventuali approfondimenti), raramente menzionava questa località valsesiana, limitandosi a citare i nomi di alcuni personaggi piodesi comparsi in antichi documenti riguardanti fatti che, comunque, interessano l'intera Valle.
Sull'origine dei primi abitanti della Valsesia, lo stesso Tonetti ipotizza che "sia che facessero parte delle tribù dei Salassi o di quelle dei Leponzi, sia che formassero una tribù distinta... evidentemente alla stessa ligure famiglia in origine appartenevano".
Trascurando in questa sede gli avvenimenti che interessarono più o meno intensamente la Media e l'Alta Valsesia al tempo dei primi abitanti, dei Romani e delle invasioni barbariche, notiamo che in un documento del 1217 viene indicato un Piodese fra i firmatari del giuramento in favore dei Conti di Biandrate sulle convenzioni fatte a riguardo della Valle.
Con la fine dei Conti di Biandrate (l'ultimo esponente di questa famiglia fu ucciso nel 1376), che per tre secoli avevano dominato sulla intera Valsesia ("Valle Sicida"), si riaffermarono le norme degli "Statuti" e - come ci racconta ancora il Tonetti - "...acciocchè ogni via fosse preclusa a costoro
(Ndr: i Biandrate) di ritornare nella Valle, il Consiglio generale di Valsesia con apposito statuto... proibì assolutamente a chicchessia di vendere o di alienare o lasciare in qualunque modo ai Conti di Biandrate o ad alcuno di essi, divenuti ribelli e nemici dei Valsesiani, qualsiasi cosa mobile od immobile... parimenti, acciocchè non sorgesse pericoloo di nuova tirannide, deliberarono... che niuna fortezza o castello si riedificasse in Valsesia senza il consenso del Comune... sulle rovine dei distrutti castelli... i Valsesiani edificarono sacre mura e le dimore degli oppressori convertirono in belle Chiese... in ringraziamento della loro liberazione da quei tiranni".


Un articolo degli Statuti, sui poteri dei Consoli per amministrare la giustizia
(da un manoscritto conservato in una raccolta privata).
Una delle prime stesura complete degli Statuti della Curia Superione, composti di 228 capi, porta la data del 26 marzo 1393. Gli Statuti prevedevano un Consiglio Generale della Valle, al quale partecipavano i rappresentanti di ogni "villa". Nel 1573 erano presenti nel Consiglio, fra gli altri, "...Jacobus de Rietta et Baptista Mignò de Plodis...".
In merito alla vicenda di fra Dolcino, è significativo ricordare che nello "Statutum Ligae contra Haereticos" redatto il 24 agosto 1305, figurano fra i firmatari "...Gilardus Avighi et Carolus Mignotus de Meziana
(Ndr: l'attuale Meggiana) pro Communibus Plodarum (Ndr: l'odierna Piode) Megianae...".
Il 3 settembre dello stesso anno "...Johannes de Mignot et Bartolomeus de Gilardo, pro comuni Plodarum" comparteciparono alla "Crociata" contro i Dolciniani, sottoscritta nella "Ecclesia Sancti Bartholomaei" di Scopa.
Una "breve" di papa Clemente V del 30 agosto 1307 (dunque poco dopo la cattura e l'uccisione dell'eretico, avvenute a cavallo fra maggio e giugno 1307) in onore dei Crociati, cita la persona di "...de Ferrariis, de Meggiana...".
Saltando ora un paio di secoli di Storia, comprendenti fra l'altro il passaggio della Valsesia sotto il ducato milanese degli Sforza, e dal 1535, sotto l'impero e il regno di Carlo V di Spagna, si giunge nel 1590 ad un interessante dato demografico che indica in circa 550 gli abitanti di Piode (ved.dettagli in altra pagina). Si trattava di una cifra considerevole, alla quale faceva da corollario la presenza di circa 1500 bovini. Se paragoniamo quei dati a quelli attuali, che indicano un totale di soli 182 abitanti, con un patrimonio bovino che forse non supera la cinquantina di capi, ci rendiamo conto di quale sia stato l'effetto della forte emigrazione, prima, e della massiccia industrializzazione dei grossi centri, poi. Uno spopolamento, quindi, che ha avuto come conseguenza più evidente l'abbandono di molte case e baite (ora parzialmente ristrutturate, ad uso soprattutto di "seconde case"), l'invasione dei rovi lungo i vecchi sentieri, nonchè dei rododendri e dei mirtilli negli antichi pascoli d'alta quota.

Ma tornando alla Storia vera e propria, non possiamo trascurare almeno un cenno sul periodo in cui Piode, come peraltro diversi altri centri della Media e dell'Alta Valle, subirono - ai primi dell'800 - gli effetti dell'occupazione francese. Poco dopo la Pace di Campoformio e quale conseguenza dell'indebolimento del regno sabaudo, nel 1798 il Direttorio di Parigi decise l'occupazione del Piemonte , cosicchè gran parte della Valsesia divenne provincia francese. Il fatto tuttavia sorprendente fu che nella Media e nell'Alta Valsesia il confine fra la Repubblica Francese e la Repubblica Cisalpina non fu tracciato - come sarebbe stato logico fare in una situazione geo-morfologica come quella in questione - sul crinale dei monti, bensì lungo il corso del fiume Sesia. La conseguenza fu che i vari ponti mostravano la presenza di gendarmi francesi sulla sponda destra e di gendarmi italiani su quella sinistra. I pastori che abitavano in sponda sinistra e che possedevano gli alpeggi dall'altra parte del fiume, dovevano "attraversare il confine" per poter far pascolare le loro mandrie.
I principali Comuni in sponda sinistra, quali Scopa, Scopello, Pila, Piode, Campertogno e Mollia, vennero separati dalla parte di abitati esistenti sulla sponda destra, che assunsero la nuova denominazione - ad esempio - di Scopelnuovo (per Scopello) e di Campertognetto (per Campertogno). Con la definitiva caduta di Napoleone (1815) e con il conseguente riassetto politico-istituzionale dell'intera Europa, anche la Valsesia ritrovò alla fine i suoi antichi confini
(ved. documento qui sotto).